I Piccirilli, i sei fratelli che hanno plasmato New York
«Quelli col cappello fatto col giornale»: gli italiani nel mondo sono spesso chiamati così. Lavoratori, artigiani, artisti, dalle mani salde e indurite dal lavoro, abituate alle mansioni più pesanti, eppure capaci di plasmare opere di rara delicatezza e sensibilità.
Ai Piccirilli appartengono alcuni di questi tratti, più una certa determinazione, che li porta ad approfondire, affinare, sperimentare nuove tecniche e nuove prospettive, da Massa alla New York del primo Novecento.
Riscoperti recentemente dalla ricercatrice e insegnante Maria Mattei (qui un suo articolo), da storici dell’arte legati a Massa, come Silvano Soldano e celebrati dal New York Times, i Piccirilli sono al centro degli studi del regista Eduardo Montes-Bradley, autore del film documentario su di loro, intitolato The Italian Factor, in uscita entro la fine dell’anno.
I luoghi dei fratelli Piccirilli
Le loro origini risiedono a Massa, in Toscana, ma le loro vicende si svilupperanno attorno a diversi luoghi significativi in America e, in particolare, a New York.
La loro è una storia di intrecci, partenze, cambiamenti repentini e malinconici ritorni, a suggellare il legame continuo fra le due città, quella del passato, degli affetti, della famiglia e quella delle opportunità, delle svolte e della libertà espressiva, seppur senza quei riconoscimenti che ci si aspetterebbe.
Dalla Martana a Massa, passando per Londra, New York e Washington: i luoghi dei sei fratelli Piccirilli si susseguono come nuovi capitoli delle loro vicende, sempre intrecciate, mai del tutto solitarie. Il successo come carvers, che ha una valenza sottilmente diversa rispetto ad artists o sculptores, riflette perfettamente il carattere artigianale e di sapienza tecnica, che in loro si intreccia all’originalità artistica.
Foto di Clay Banks (Unsplash)
Un itinerario: ritrovare i Piccirilli
Giuseppe Piccirilli giunse a Massa con l’esercito di Garibaldi e dopo la guerra sposò Barbara Giorgi, una giovane del posto, intrecciando la sua storia alla città toscana fra le Apuane e il mare.
Dal loro legame nacquero sei figli maschi e una femmina, Jole.
Alle pendici del castello Malaspina, nella strada che da piazza Mercurio conduce all’antica porta della Martana, fatta costruire in epoca albericiana, si trova ancora la casa d’origine dove ebbero i natali i fratelli: Ferruccio, Attilio, Furio, Getulio, Masaniello e Orazio.
L’ampia disponibilità di materiale lapideo, il diffondersi di saperi tecnici legati al marmo e, nondimeno, le commissioni frequenti rendevano Massa un luogo promettente, vivo, nel quale apprendere ogni segreto legato alla lavorazione del marmo.
Lo scambio stimolante di conoscenze rendeva tutto il territorio una vera fucina, nel quale circolazione di idee e sperimentazione spesso andavano di pari passo con la volontà degli scultori e degli scalpellini di dar prova di sé per poi aprire la propria bottega.
I Piccirilli a Massa
Da Piazza Aranci in un attimo raggiungiamo Piazza Mercurio, l’antica piazza del mercato protetta dalla divinità degli scambi commerciali, la cui effige attuale è il rifacimento di un esemplare antico.
Le finestre di casa Piccirilli danno sulla stradina che conduce all’arco della Martana, nelle giornate più belle le epigrafi albericiane riverberano al sole che scalda la piazza, mentre si propagano gli odori della cucina di Asto’ (o Astolfo), la cui trattoria si trova a pochi passi da loro: probabilmente è questo il clima nel quale sono trascorsi i primi anni dei fratelli, nel centro storico di Massa, prima della partenza per l’America.
L’aspetto della Martana è cambiato nel corso degli anni, ma la loro casa resiste allo scorrere del tempo ed è ancora chiaramente riconoscibile dagli intrecci di iniziali in ferro battuto che costituiscono la porta d’ingresso. Il ricordo dell’osteria da Alfonso è ancora vivo e tuttora vi sono trattorie e locali dove poter assaggiare la tradizione culinaria massese. Il pranzo della domenica, con i classici tordelli alla massese, è un rituale cui non si rinuncia facilmente.
La Martana prende il nome da una delle porte d’ingresso della città antica. Con Alberico I Cybo-Malaspina viene realizzato un nuovo sistema di fortificazioni, ridisegnando il centro della città rinascimentale, che viene delimitato da nuove mura e, di conseguenza, nuovi punti di accesso. Fra questi, la porta della Martana è una delle poche a essere rimasta intatta, con l’iscrizione che ancora campeggia in alto, a ricordare il periodo in cui fu costruita.
Uno dei fratelli, Attilio, si distingue già giovanissimo per le sue notevoli capacità: una delle sue prime prove si trova al Cimitero monumentale del Mirteto. Il suo angelo ha le sembianze di una giovane contadina massese, di una bellezza avvenente e genuina.
New York: i fratelli Piccirilli sbarcano in America
La New York vissuta dai sei fratelli massesi che hanno contribuito a plasmarne l’aspetto, a cavallo fra Ottocento e Novecento, è un sogno dove la modernità si fonde con la volontà di affondare nelle radici di una tradizione solida e rassicurante, quell’American Renaissance che vede le città vibrare sotto una luce nuova.
I grattacieli si fanno sempre più alti, gli spigoli appuntiti, in una vertiginosa scalata verso l’alto che promette l’appagamento di ogni ambizione.
I Piccirilli Brothers si stabiliscono nel Bronx, dove aprono il loro laboratorio. Pur non potendo firmare le loro opere (sono immigrati italiani) il loro studio sarà frequentatissimo e le commissioni non mancheranno: gli scalpellini possiedono quell’Italian Factor che li distingue dagli altri.
Sono cresciuti a contatto con la realtà artigianale legata al marmo, si sono formati negli ambienti e nei cantieri più eterogenei e hanno saputo trarre molti insegnamenti, di cui hanno fatto tesoro negli anni.
The italian factor – come viene definita quella loro capacità innata di saper lavorare sapientemente ogni materiale lapideo e non solo, sperimentando con ottimi risultati anche il bronzo – li porterà a ricevere prestigiose commissioni.
Fra le più rilevanti si possono ancora apprezzare il Maine Monument, che caratterizza uno degli ingressi di Central Park, la decorazione del timpano della Borsa di Wall Street, i celebri leoni all’ingresso della Public Library, fino alla statua del Lincoln Memorial a Washington.
Tornando a New York al Rockefeller Center si può ancora ammirare il fregio dedicato al tema della Gioia, realizzato da Attilio Piccirilli.
Alcune delle figure scolpite da Attilio non possono non colpire ancora l’immaginario contemporaneo. Fragilina (al Met Museum) e l’Emarginato restano impressi, immortalati nella loro vulnerabilità e, appunto, fragilità, emblemi non tanto – o non solo – di una generica umanità, ma di uno stato d’animo che lo scultore deve aver sentito sulla propria pelle, più di una volta.
Isolamento, ostilità, solitudine, lontananza emotiva: le sensazioni sono le stesse che dovettero provare molti immigrati, italiani e non solo, che in America nei primi del Novecento cercavano di realizzare un sogno di fama e successo, oppure di semplice stabilità, scappando spesso dalle situazioni più drammatiche.
Massa (di nuovo) e infine New York
Il ritorno a Massa dei fratelli Piccirilli sembra fondersi con un romanzo di Faulkner.
L’occasione non è di piacere: il ritorno si deve alla scomparsa della madre.
I Piccirilli brothers prendono il primo aereo – a differenza dei protagonisti di Mentre morivo – per raggiungere la salma e portarla con sé in America, precisamente a New York.
Il Bronx è il luogo prescelto per la sepoltura di famiglia.
L’appartenenza alla cultura americana, a quel mondo vorticoso di modernità e innovazione, è tale da far intraprendere il viaggio, per seppellire la madre in quella che a tutti gli effetti era diventata la loro città, teatro dei loro successi, dove oggi restano a più di 500 opere a parlare di loro, scultori massesi che hanno rincorso e vissuto il sogno americano.